Un briciolo di libertà

un frammento di racconto dalla nuova raccolta di prossima pubblicazione

“E dopo i bombardamenti.
Tutti a farsi i complimenti”
(1983 – Lucio Dalla)


Sulla riva del lago c’era un punto in cui un albero, abbattuto da lungo tempo, permetteva di inoltrarsi sulle acque e fare spettacolari tuffi.
Passavano il tempo lì Gabo, Roberto e altri tre o quattro che non rammento, quando il caldo li costringeva ad uscire dalle piccole case sovraffollate, tra il sobbollire di non si sa cosa e pianti disperati di creature che nascevano senza controllo o freno. Quando anche l’ombra dei vicoli restituiva il calore del giorno precedente e ogni pietra, ogni soglia, diventavano impraticabili anche alle terga più callose.
Il mare non lo avevano mai visto ma il lago era là sotto, disponibile e ammiccante, con il suo bel colore blu freddo.
Si doveva solo scendere la scoscesa che tagliava le péntime[1] e proprio sotto al Borgo si trovava il vecchio albero abbattuto. Quella terra era di un uomo bolso e scontroso, che non veniva mai.
La guerra aveva lasciato grosse ferite, tagli inguaribili, interruzioni vere e proprie di vita. Quell’uomo bolso, si seppe poi, era morto dentro un rifugio a causa di una bomba alleata.
E la guerra aveva lasciato una coda di fame rabbiosa, che metteva tutti contro tutti soltanto per un po’ di pane, un uovo mezzo andato, un pugno di patate. E’ la storia che si ripete: a volte si baratta il cibo, a volte la dignità, a volte la libertà.
Così ora c’era questa piena franchigia, tutto d’un colpo, che permetteva a tutti di fare tutto. Si occupavano i campi, le case non più popolate dai legittimi proprietari, si rimetteva mano ai terreni lasciati incolti e stopposi dopo anni di vite da talpa.
La libertà, senza quasi ricordare a che prezzo. Noi uomini abbiamo una grande capacità: quella di dimenticare. Dimentichiamo in fretta chi eravamo e cosa facevamo poco prima. Tutto sull’onda di una nuova emozione. Avevano tolto mille: restituivano cento? Tutti felici di quel cento. Sempre meglio di niente.

“Che dici, mi butto?”
“E buttati! Che vuoi da noi?”
“Dobbiamo fare presto! Se arriviamo prima delle nove è facile che quello non è ancora venuto!”
“Non viene sicuro. Sta con la moglie a Roma”
“Hai visto mai che viene?”
“Non viene…”
Così Gabo si alzò. Non si sa bene chi gli aveva dato il primato sul gruppetto e lui si sentiva il capo. Avrebbero attraversato il lago a nuoto, raggiunto il pescheto di Berto Nocchia e, fatta una scorpacciata direttamente sugli alberi, sarebbero tornati indietro a nuoto. D’altra parte non era la prima volta.
Gabo aveva fame. Da ieri sera che aveva mangiato la cicoria scondita aveva fame: come una brama immonda. Solo quella gli occupava lo stomaco in quel momento.
– continua…



  1. [1] Designazione locale dei terreni in pendio sulle rive dei laghi vulcanici dei Colli Albani, presso Roma.