Ignavi

Io da tempo non mi esprimo più sulla politica. Non è nelle mie corde; non la capisco e non ci sono mai entrato. Sono meccanismi complessi in cui è difficile entrare e “sarebbero” impegni gravosi perché uno “dovrebbe” entrare in politica per il bene del proprio paese.
Io non me la prendo con chi ha votato a destra o a sinistra. Io sono incazzato con chi non vota.
Quelli come voi Dante li metteva nel girone degli “ignavi” che è una delle tipologie umane più inutili, scialbe e facilmente manovrabili da chiunque: poiché non hanno una spina dorsale!
Dante vi definisce come coloro

“che mai non fur vivi” (che non furono mai in vita. Zombie inutili che vivacchiano come blatte, attaccate ai rifiuti.

È grazie a voi che prolifera la corruzione; è per voi che governano pupazzi incapaci; è colpa vostra il disastro delle scuole perché il vostro confine visivo, il vostro povero cervello non va al di là del vostro giardino.
La vostra ignavia ricadrà sulla testa dei vostri figli e dei vostri nipoti!!

(Nella immaginez: gli ignavi seguono una banderuola)

In bianco

I miei vecchi erano qui, senza un preciso sguardo.
Come cuccioli di cane avevano un’aria riconoscente. Uno spicchio di mondo era offerto loro; un briciolo di respiro. Mio padre ha guardato con ammirazione il nocciolo in giardino come si guarda ad un prodigio, con i suoi soliti occhi fatti d’acqua. Mia madre era la sua eco corporea; ma senza alcuna reazione precisa. Le sono rimaste intatte solo le battute agre. Per il resto è un involucro immoto che tende a riempirsi di cibo disordinato. Sempre incline alla malinconia; ora triste a sé stessa.

L’unico momento in cui un vero sorriso li ha illuminati è stato quando il bambino è stato avvicinato al loro viso. Un bambino quasi appena nato e due bambini di ritorno si sono incontrati sulla stessa strada. Una strada di nulla e di tutto. Entrambe (il piccolo e loro) vedono sbiadito e sentono poco. La consolazione dell’uno e degli altri è il cibo; il sentire qualcosa passare dal palato alla gola. In quella frazione di attimo dimenticano tutto e pensano: siamo vivi.

Tanta stanchezza mascherata da convivialità. La verità è che non vogliamo ammettere che non ce la fanno più. Hanno dato tutto; a tutti. Non hanno ricevuto nulla.
Hanno solo me, questo pigro attendente; che sbriga le loro faccende burocratiche e li accompagna in eterni ambulatori bianchi, cercando di capire cosa dicono spocchiosi uomini bianchi, passando notti in bianco e mangiando pasta in bianco, quando mi assale la colite.