Un tempo

C’è un tempo per tutto.

Un tempo per esser bambini felici

Un tempo per essere uomini e un tempo per vivere la vita

Dopo c’è una quieta marea lunare

Interrotta qua e là da una tempesta.

E c’è pure un tempo per amare, dopo di che non c’è ricordo di un oggi o di un domani. C’è una fredda dimenticanza di stagioni. Una lontana eco di respiro.

@crphoto64 Sandro Amici

L’elastico

Era largo, agli esordi, il cerchio
e potevi fare giri e giri e giri…
perderti, ritrovarti, perderti di nuovo, cadere e poi rialzarti

Poi si stringe, senti un soffocare
fare di ogni giorno un giorno per fare
non devi restare con le mani in mano
perché nemmeno Dio lo ha fatto.

Poi viene il tempo in cui non hai più nulla in gioco
se non te stesso e sarebbe bello
se solo avessi forza per giocare
ma non sei più un bambino
e persino si allontanano i ricordi,
di quel poco che ricordi
attanagliato al legno di una dura sedia

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In bianco

I miei vecchi erano qui, senza un preciso sguardo.
Come cuccioli di cane avevano un’aria riconoscente. Uno spicchio di mondo era offerto loro; un briciolo di respiro. Mio padre ha guardato con ammirazione il nocciolo in giardino come si guarda ad un prodigio, con i suoi soliti occhi fatti d’acqua. Mia madre era la sua eco corporea; ma senza alcuna reazione precisa. Le sono rimaste intatte solo le battute agre. Per il resto è un involucro immoto che tende a riempirsi di cibo disordinato. Sempre incline alla malinconia; ora triste a sé stessa.

L’unico momento in cui un vero sorriso li ha illuminati è stato quando il bambino è stato avvicinato al loro viso. Un bambino quasi appena nato e due bambini di ritorno si sono incontrati sulla stessa strada. Una strada di nulla e di tutto. Entrambe (il piccolo e loro) vedono sbiadito e sentono poco. La consolazione dell’uno e degli altri è il cibo; il sentire qualcosa passare dal palato alla gola. In quella frazione di attimo dimenticano tutto e pensano: siamo vivi.

Tanta stanchezza mascherata da convivialità. La verità è che non vogliamo ammettere che non ce la fanno più. Hanno dato tutto; a tutti. Non hanno ricevuto nulla.
Hanno solo me, questo pigro attendente; che sbriga le loro faccende burocratiche e li accompagna in eterni ambulatori bianchi, cercando di capire cosa dicono spocchiosi uomini bianchi, passando notti in bianco e mangiando pasta in bianco, quando mi assale la colite.