Less is more

Togliere, sottrarre, diminuire, limare, scarnire.
Su questo si basa la mia concezione di arte. La letteratura, la poesia come la fotografia devono essere essenziali per risultare efficaci.
Non si tratta di minimalismo (termine di cui si abusa e con il quale si etichetta di solito una foto talmente “non viva” da aver bisogno di essere in qualche modo “certificata come viva”) ma di arrivare alla questione che la materia vuole trattare nel modo più semplice possibile. Come vi arriverebbe un bambino dotato del talento di narrare, rimare, fotografare. I bambini non si fanno attrarre dalle mode, non sono afflitti da mancanza di autostima, non conoscono il potere barbaramente appagante dei “like“. I bambini arrivano al nucleo con la semplicità, con la purezza di sguardo e senza pregiudizio.

Chiunque diventa piccolo come un bambino sarà il più grande nel regno dei cieli” sta scritto nei Vangeli ed è una cosa definitivamente vera. L’arte affrontata con questo spirito si arricchisce di colori e sapori così freschi e primitivi che non potranno che essere apportatori di beneficio incalcolabile.
Marc Chagall era così; Ligabue era così. Guardare o con occhi incontaminati o con sguardo del tutto diverso da come la nostra rigidità, la nostra adesione alla moda o il nostro conformismo ci spingono a fare.
Chi avrebbe mai rappresentato una scena di un pic-nic nel quale la donna viene tenuta per mano mentre si libra in cielo come un uccello?
Però l’amore libera, fa volare, dona felicità e allora, con gli occhi di un bambino o di un pazzo, perché mai per felicità non si dovrebbe volare?


Ed è così infatti, nella massima estensione dello sguardo e delle libere percezioni d’un guardare intimo che il pittore russo dipinge la scena. E le case sono talmente pervase di natura che sono verdi anch’esse come l’erba e solo quella che appare essere una sinagoga è quasi rosa, diafana nell’aria. Sacra, richiamando il colore delle vesti di lei.
Questa libertà, questo distacco dalle cose come sono per essere quello che noi desideriamo che siano è il segreto per guardare nel cuore dell’arte, dell’espressione. Senza questa “sgrezzatura”, si aggiungono fardelli e stucchi che non servono a nulla, si seguono mode che si dimenticano in fretta. Occorre per un ogni forma di arte, il ritorno ad una primitività del tutto perduta. Ad una sorta di verginità oramai lontana.
Occorre una nuova civiltà che non sia questa no.
Che non sia mai questa!

La passeggiata serale

Cosa penserebbe il signor Ramopal nel percorrere queste strade deserte serali in una grande città?
Un apparente ordine regna sovrano; ma è l’ordine della latitanza. La gente è chiusa in casa, esteriormente felice, sui balconi illuminati a testimoniare la sua esistenza si dimena e canta. Strilla risate quasi innaturali per rendersi palese agli altri, ma standosene per conto suo.
Il signor Ramopal osserva queste pance lisce di palazzi ora buie, ora innaturalmente illuminate. Qualcuno ha lasciato addirittura le decorazioni natalizie a brillare davanti finestre serrate. Avranno abbandonato la casa, avranno patito una morte improvvisa?
La strada continua in leggera salita, rimbalzando la luce delle carrozzerie. Macchine incastrate ad altre macchine, in un labirinto di quadrilateri, ora miserabili, ora costosissimi.
Ecco da dove si percepisce che una volta c’era era mescolanza tra uomini e culture: sono restate le carcasse vuote delle macchine.
In una di queste c’è una bambola di pezza. Questa famiglia avrò un bambino? Un’altra porta in bella mostra una croce rossa sul vetro anteriore. Sarà la macchina di un medico…
Da aspetti del tutto secondari si riconoscono tratti di umanità. L’umanità protetta dai vaccini, dalle reti contro le zanzare, dai portoni blindati, da antifurto infallibili, dall’istruzione senza cultura. Meno sai e meno soffri.

“Ecco” pensa il signor Ramopal “se uno solo scendesse in strada manifestando ciò che sente… se solo uno andasse gridando in strada che non si sente felice, poi forse verrebbe il secondo e poi il terzo e già questa sarebbe una grande cosa. Magari si conoscerebbero, si stringerebbero la mano e andrebbero cercando un bar aperto per un caffè o qualcos’altro che li consoli.”
Sì, il signor Ramopal sente dire spesso in giro che tutto sommato la felicità è a portata di mano, ma poi vede queste case serrate, sente queste risate lontane e questi pianti di bimbo e pensa che sia una bella menzogna che l’uomo si racconta per cercare comunque di percorrere la vita.

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