Matera

A Matera s’era tra i sassi erosi
a gingillarci in giochi
mentre arrossiva il cielo.

Sento, il volto alzando
l’antico vocìo ed il suono
d’antico legno c’hanno le volute
delle finestre aperte

E l’ansia del vento rossastro
prima che piova.
E correre comunque, ansando
tra labbra vecchie di scaloni e giri
di vicoli e salite.

Mi sento fanciullo qui,
dov’ogni cosa è vecchia
vecchia di pori nelle porte e dove cade
metallo dal metallo, che più non lo sorregge
il ganglio.

Giovane dove qui l’acciaio la pietra sfiora
e s’indovina, tra le acuminate schegge
un bacio,
dato per ricordare
d’esserci stati una notte almeno.