Marzo

Piove a stille nell’aria. Minuscoli baci dati alla terra.

Tra pulviscoli di nebbia a tratti aperta e braccia subito serrate.

Capricci tra i capelli queste gocce. E cantando vola il vento dell’Appennino che ancora porta il ciuffo di una molle neve.

Grigia e celeste nuvolaglia sul sommo delle colline. Sonno che ti attanaglia e desiderio insieme, di volare verso Primavere.

Un vecchio

Sono un vecchio che si commuove

per un ulivo al vento e quel suo

scindersi composto, rumoreggiando

il mare.

Fronde d’argento, mite tormento

una lenta ed inesausta torsione

ancorata a terra. Quasi un vulcaneo grido.

Io e lui. Entrambi a terra immobili.

Interminabili temporali

Lunghi
interminabili temporali
che disegnano di luce improvvisa
la linea di costa.

Soffi di vento che come sbattute di porta
svelano l’ira di un Dio, uno qualunque.
Cespugli che strappano grida alle raffiche tese
e matasse di polvere ch’era rappresa
in qualche angolo della memoria.

Cambia la stagione e cambio io,
teso e vilipeso
ma in un certo senso mai arreso,
che come sospinto vado avanti
e faccio e faccio senza niente fare.

E’ la triste canzone dello scontento
che come quel vento spiegato
non trova requie e là, dove si posa,
già non è più tempo di stare
e si rivà e rivà chissà dove
e chissà mai perché…

Early Morning After a Storm at Sea by Winslow Homer (American, 1836u20131910) is licensed under CC-CC0 1.0