Vai!

Piccola infaticabile formica

Che vede il filo d’erba all’orizzonte

Sappi che oltre quello devi andare

Oltre il recinto, al di là del vallo

C’è tutto un mondo che agli occhi ci s’accende

Un mondo che ti aspetta e da scoprire!

Va quindi, piccola formica.

Non ti addolorare dello sguardo sperso

Di chi non comprende

Che oltre il filo d’erba tutto un universo canta, si disvela. Già ti aspetta!

Va!

Ho perso l’incanto

Ho perso l’incanto per la fotografia osservando attentamente una turista che fotografava tutte le insegne di brand famosi sui negozi di Roma e lo faceva con l’espressione rapita di una bambina al centro del suo mondo perfetto. Lì mi sono detto che non era più tempo per la fotografia che conosco, ma per un mostro che ingoia tutto ciò che incontra sul proprio cammino. Una sconsiderata ‘fotofagia’ globale in cui le mie immagini ‘antiche’ non stanno a loro agio.

Una fotografia essenziale

Mi ricordo

Mi ricordo le sedie alla rovescia per appoggiare il petto allo schienale e le chiacchiere serali all’infrescata nel ritornare della brezza al mare.

Gli sfottò leggeri e le risate profonde di stanchezza e quella dolce ebbrezza che risaliva dal gorgoglio del vino.

Il corteggiare con le mezze frasi e sguardi di sfuggita. Le fughe all’ombra con una innocente scusa e il ritorno trafelato.

Rammento la calma celeste delle cose. Il caldo delle mura ed il sudore che non nasceva dalla paura del giorno e della notte. Il sonno per stanchezza e la dolcezza delle primavere.

Foto di Sandro Amici

Ecantalacicala

E canta la cicala
e onde e onde
piogge fitte e finite in fretta
le gettano giù dai rami secchi.
Quando canta la cicala il mondo ferma.
Si ferma il vento e pure la frescura
davanti al bivio si blocca il pavido,
ha paura
si fermano le macchine senza spiegazione
e restano aperti gli usci di una spanna.
Eppur non passa un refolo di vento
mentre lontano il mare è sempre blu
è sempre blu e sempre di più.

Photo by Francesco Ungaro on Pexels.com

Un cambiamento

Ci vorrebbe davvero un cambiamento. Radicale.
Ogni giorno questa strada, questa fermata, questo pullman, la stessa ora.
E il pullman che invariabilmente arriva in ritardo.
Ecco: solo il ritardo è sempre diverso. Un quarto d’ora, mezz’ora, dieci minuti.
E l’imperturbabilità del conducente l’hai vista? Puoi recitargli addosso un calendario di bestemmie ma la sua espressione non cambierà mai: un “Se ti incazzi peggiori solo le cose” che gli invidi, perché taluni personaggi, come i conducenti di pullman, hanno la calma olimpica di un santone indiano.
Però avviene sempre qualcosa se fai qualcosa.
D’improvviso, accompagnato dalla musica preferita nelle cuffie, puoi sentire il gelo della salita sotto il peso dello zaino. Gli scarponi che scrocchiano nella neve fresca, il mutare della vegetazione passando dalla alta valle alle morene sterminate di ciottoli e ghiaccio.
Puoi sentire la fatica del fiato che s’impenna, mentre l’ossigeno scende e ristorarti scoprendo nascere da una polla sotto una falda di ghiaccio, un ruscello che più in basso andrà ad abbeverare le vacche e le pecore.
Puoi sederti addirittura sul molo di un vecchio porto odoroso di pece e sagole e di pesce andato a male. Puoi chiacchierare con vecchi beoni dalla voce strascicata, pieni di sé e di aneddoti chissà se veri o inventati e talmente inverosimili da apparire reali.
Puoi vedere vecchie lanterne cigolare su stipiti malfermi che il vento forte dell’Oceano strapazza. Puoi veder chiaramente la groppa enorme di Giona scivolare come una fluida montagna a pochi metri dalla tua esile barca.
E puoi spiare il bacio tra due amanti. Segreto, vaporoso, denso di promesse. Lei indossa uno di quei cappellini tenuti da un nastro sotto al mento, il colletto di balze e ha la vita esile. Lui è un bruno giovanotto, un po’ rubizzo in volto, ma tanto determinato quanto timido. Quel bacio esitante viene da una interminabile attesa, da sguardi scambiati di nascosto, da sorrisi elargiti per far capire senza esibirsi completamente. Lusinghe, allontanamenti, riavvicinamenti bramosi ed affamati.
Poi arriva la tua fermata.
Chiudi il libro e guardi la signora davanti a te.

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