Gelo

Stamani più m’avanzavo e più la terra si faceva bella, levigata, seta. Era la terra colta dal gran gelo, dalla sospensione. Nulla, d’inanimato o vivo, si muoveva. Il Sole invece, di contro al mio salire, mi abbagliava. Ci sarebbe voluto del coraggio: essere eroi come i bambini sono. Perdere la ragione e svanir nel bosco, come folletti stolidi, come eremiti nuovi.

Ma questo coraggio, le cose sincere, non c’è più concesso. Andiamo, come occhi velati, incontro alla vaga nebbia del futuro.

Sandro Amici

Mi ricordo

Mi ricordo le sedie alla rovescia per appoggiare il petto allo schienale e le chiacchiere serali all’infrescata nel ritornare della brezza al mare.

Gli sfottò leggeri e le risate profonde di stanchezza e quella dolce ebbrezza che risaliva dal gorgoglio del vino.

Il corteggiare con le mezze frasi e sguardi di sfuggita. Le fughe all’ombra con una innocente scusa e il ritorno trafelato.

Rammento la calma celeste delle cose. Il caldo delle mura ed il sudore che non nasceva dalla paura del giorno e della notte. Il sonno per stanchezza e la dolcezza delle primavere.

Foto di Sandro Amici

Terra

Terra in me depositata come in un vaso di pallido coccio

Terra madre e sorella, fatta di ombre celesti e di luci dorate e improvvise

Terra che mi scalda dentro e continuamente germoglia funghi e muschio. Odorosa di tiepidi nascondigli.

Terra che meravigli e che dunque calda m’accogli quando sarà venuto il tempo.

Foto di S. Amici

Wendell Berry

La pace delle cose selvatiche

Quando mi sale la disperazione del mondo
e mi sveglio di notte al minimo rumore
per paura di come sarà la vita mia e dei miei figli,
vado a sdraiarmi dove il germano silvestre
si posa splendido sull’acqua e il grande airone mangia.
Entro nella pace delle cose selvatiche
che non si affliggono la vita con presagi
di dolore. Entro al cospetto dell’acqua calma.
E sento sopra di me le stelle cieche di giorno
in attesa con la loro luce. Per un po’
riposo nella grazia del mondo e sono libero.

Liri(ca)

Qui dove nasce
il fiume
chiuso dal verde cupo delle querce
e dalla montagna che lo guarda torva
va, pigro nel suo andare

Stagnante o più rapido a valle
quasi fermo sui candidi sassi
che adoprano i bambini per giocare
o disegnare i lor volti ridenti

Poi, nel pomeriggio
il vento teso
annuncia il temporale
e cadono calde gocce tremebonde
e si levano madidi profumi

Mentre cantano più in là vecchi ubriachi
e s’alza il denso fumo di un falò
gaudente
nitriscono i giovani cavalli
nella mota delle stalle arroventate

Io ti guardavo, innocente e bella
terra messa da parte,
accantonata
apri le braccia quando ti cerchiamo
e taci
sotto il sole
mentre aspetti.  

Il bosco sui fiume Liti (@crphoto)