Vento
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Le oscene amenità del giornocui ti sottoponi per doverenon sono che torture quotidianeche ti infliggi tu personalmente. Le ore, i giorni, le settimanecontate una per unaed il terrore che si faccia giornonel caldo abbraccio delle tre di notte. Nessun rumore, il nulla, solo paceil fremito del sughero davanti al maree il suo antico cigolìo,il sartiame…
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Bianco fuoco. Sei fuoco bianco; letale e dolce come una pozione che fa sognare attraverso un lungo sonno. La brezza che giunge da te fa vibrare le tende allungate sulle spiagge. Vento caldo, salato d’onda; dall’onda illanguidito. Sale sulla rena e vortica sulla polvere in strada, accarezza i ciuffi sparsi d’erba ed entra in casa…
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Colmi sono i sentieri di papaveri, rossi come la rosa, quand’è rossa. E si tingono di sangue anche le fragole, nei lor grovigli carichi di Sole. Splendono antiche spiagge e sono d’oro. E sarei felice se un vago dolor continuo non mi prendesse, prossimo al pianto, mentre percorro queste viuzze antiche. S’alza il vento del…
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Stasera sì che soffia il vento! Vento da sartiame, gomene e nodi. In alto i campanacci suonano quasi a stesa e vibra la luce sul maestro. Blu è l’acqua fonda, fatta di strisce in superficie mosse: brividi arcobaleno per la brezza. Un cane passa sul ponte lustro. Cerca sale dilavato. Il sale del mattino. Poi…
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Gli uccelli sui rami, in questa stagione Cantano di un canto frantumato Mentre scende un giallo pulviscolo Trasportato dal tepore. Il pomeriggio rifiata sotto agli oleandri, solleva schiere di gabbiani da sopra i campanili, scioglie gli amanti nelle dimore azzurre. C’è tutto un mare sulle chiome che si scioglie e più su, l’azzurro, reso immobile…
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Piove a stille nell’aria. Minuscoli baci dati alla terra. Tra pulviscoli di nebbia a tratti aperta e braccia subito serrate. Capricci tra i capelli queste gocce. E cantando vola il vento dell’Appennino che ancora porta il ciuffo di una molle neve. Grigia e celeste nuvolaglia sul sommo delle colline. Sonno che ti attanaglia e desiderio…
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Sono un vecchio che si commuove per un ulivo al vento e quel suo scindersi composto, rumoreggiando il mare. Fronde d’argento, mite tormento una lenta ed inesausta torsione ancorata a terra. Quasi un vulcaneo grido. Io e lui. Entrambi a terra immobili.
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Lunghiinterminabili temporaliche disegnano di luce improvvisala linea di costa. Soffi di vento che come sbattute di portasvelano l’ira di un Dio, uno qualunque.Cespugli che strappano grida alle raffiche tesee matasse di polvere ch’era rappresain qualche angolo della memoria. Cambia la stagione e cambio io,teso e vilipesoma in un certo senso mai arreso,che come sospinto vado…
