Passeggiata 1

Verde incolto e strisce di cantiere, muri sbrecciati e umidità che sale, finestre sui cortili e un bimbo, da solo , che lancia verso la quercia un sasso e poi si pente. Là a ponente smettono le nubi. Incontrano il limitar del mare mentre di qui, sui colli, stagnano e si contorcono, piangendo gocce gialle.

Ho fatto il mio dovere. Ho camminato. Forse una minima parte di me va già cambiando e forse è già visibile ma temo che a lungo andare, le rive lontane e la risacca loro siano più forti e i gorghi, a largo, vengano a chiamarmi.

Sandro Amici

Marzo

Piove a stille nell’aria. Minuscoli baci dati alla terra.

Tra pulviscoli di nebbia a tratti aperta e braccia subito serrate.

Capricci tra i capelli queste gocce. E cantando vola il vento dell’Appennino che ancora porta il ciuffo di una molle neve.

Grigia e celeste nuvolaglia sul sommo delle colline. Sonno che ti attanaglia e desiderio insieme, di volare verso Primavere.

Ore

Ecco, sono le due, le due della civetta e dei graffi sul tetto, del sudore senza motivo, della sopportazione. Le due dei cristalli al quarzo e della gola arsa, dell’imporsi un pensiero positivo mentre la notte rotola. Tutto alle due rimane fermo. La voglia, la rabbia e il disamore.

E poi le tre. Le tre del vento. Di Giove che si sposta e della nuvolaglia. Un lento padule capovolto in cielo, che va verso levante. Non un cigolìo delle giunture nella vecchia casa. Nemmeno i topi sono alla ricerca. Solo son gialli i lampioni nell’erba e sento il cuore che mi pulsa, in gola.

Fare del male

Chissà quante volte mi sarà capitato di fare del male. Anzi! So per certo di averne cagionato. Ma la consapevolezza di questo giunge solo dopo. Solo dopo che ne vediamo i frutti infausti ce ne rendiamo conto.
Ora io non ho mai pregato, ma se ci fosse qualcuno mai ad ascoltarmi oltre queste mura, questa luce fissa che ingiallisce il muro, vorrei chiedergli di dotarmi della capacità di capire prima di agire se sto causando del male.
Questo l’ho messo a premessa, perché non voglio passare da Santo (sarebbe stupido e ipocrita). A premessa di una riflessione che volevo fare e che mi è arrivata al cervello oggi pomeriggio, percorrendo la solita strada giornaliera, tra fossi e campagne dirupate.
Guardando rose che non sanno quante volte sbocciare, alberi da frutta che rimangono inebetiti forse in boccio e forse no, vigneti che una volta erano verdi a perdita d’occhio e ora si coprono di manti bianchi per terrore del maltempo improvviso mi chiedevo: “Ma quanto male abbiamo fatto?”
Cosa resta per noi… ma nemmeno per noi. Per i nostri figli! Per i nostri nipoti!
Dentro di noi sentiamo di essere vissuti in un’epoca bella. C’erano inverni gelidi e primavere che disegnavamo sui quaderni di scuola. Il pesco in fiore, il mandorlo bianco… e c’era una estate torrida da giugno a metà agosto, quando iniziava a cambiare il tempo, la luce, il vento… e i primi rovesci, che guardavamo in costume da bagno, con sulle spalle l’asciugamano di spugna. Non facciamo niente però. Dentro di noi diciamo “in qualche modo faranno… vedrai che se la caveranno…”
Quello che hanno fatto i nostri nonni dopo la Guerra, quello che hanno fatto i nostri genitori dopo che la Guerra è finita.
Generazioni su generazioni di ipocriti. Una in fila all’altra.
Forse abbiamo la capacità di intuire quando stiamo facendo del male, tutto sommato.

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Sempre

È sempre notte quando ti inseguo senza mai raggiungerti. Poiché solo in sogno ti vedo, o perfetta somiglianza! O sublime sintonia! Questo tuo sorriso che sorride al cosmo, superando mille volte il cielo; questa dolce serenità… questa bellezza sinuosa che ti viene anche da dentro; questa forza prodigiosa…

E io di notte ti vedo, camminar veloce su per le salite. Mai doma ragazza dalla ferrea volontà feroce. Che non sa fermarsi e che non ha mai tregua nel cercar l’amore. E ne ha talmente tanto che per non farlo tracimare lo dona.

Censura del “piffero”

Ebbene sì: una delle più magnificenti opere dell’ingegno artistico umano, la Creazione dalla Cappella Sistina del vaticano è censurata sui social. Per “decenza” e per non offendere qualche centinaia di migliaia di bacchettoni ad Adamo hanno piazzato la banda bianca sul pisello!
Molto probabilmente nelle didascalie d’ora in avanti si ometterà parte del nome del sito e si chiamerà solo “Sistina”… non mi stupirebbe.
Vi ricordate quando qualche decennio fa vi mettevate a ridere di quelli che avevano piazzato le foglie davanti agli attributi delle sculture classiche? Ora questo non vi stupisce e pur di non essere bannati dai social mettete le mutante alla Maya Desnuda!
Non mi stupirò più di nulla. Si sbandiera libertà di espressione in ogni dove ma di anno in anno la cinghia si stringe sempre di più. Dove ti giri ci sono telecamere e quello non è sconcio. Abbiamo per membro di Governo come Salvini e quello è normale…
Avanti tutta! Come direbbero i marinai di un vascello, seppur sfasciato e che imbarca acqua da tutte le parti…


La creazione di un Adamo asessuato