Un tempo

C’è un tempo per tutto.

Un tempo per esser bambini felici

Un tempo per essere uomini e un tempo per vivere la vita

Dopo c’è una quieta marea lunare

Interrotta qua e là da una tempesta.

E c’è pure un tempo per amare, dopo di che non c’è ricordo di un oggi o di un domani. C’è una fredda dimenticanza di stagioni. Una lontana eco di respiro.

@crphoto64 Sandro Amici

Tempo immemore

Da quanto non sentivo questa pioggia far goder le tegole, gracidar le rane nelle roride e cigolare i fili del bucato.

Questo tempo irato, che s’increspa sopra il lido e che s’inarca, come l’amante indomito. Da quanto non sentivo ululare il can bagnato nel cortile e sgorgare dalle grate di metallo sciabordii di argentea contentezza?

La brezza, scacciata dal vento di tempesta! Ecco! Finalmente è festa dell’inverno e i laghi e i fiumi tornano a respirare mentre che al loro collo un cappio plastico ormai si è stretto.

Buonanotte… buonanotte inverno!

Sandro Amici

La Kermesse

“È cominciato ed è finito il Festival di Sanremo. Le città erano deserte; tutti gli italiani erano raccolti intorno ai loro televisori. Il Festival di Sanremo e le sue canzonette sono qualcosa che deturpa irrimediabilmente una società. Quest’anno, poi, le cose sono andate ancora peggio del solito: perché c’è stata una contestazione, seppur appena accennata, al Festival. Ciò che si contesta sono infatti i prezzi dei biglietti per ascoltare quelle povere creature che cantano quelle povere idiozie: e si protesta moralisticamente contro il privilegio di chi può pagare il prezzo di quei biglietti. Non ci si rende conto che tutti i sessanta milioni di italiani, ormai, se potessero godere di questo famoso privilegio, pagherebbero il prezzo di quel biglietto e andrebbero ad assistere in carne e ossa allo spettacolo di Sanremo. Non è questione di essere in pochi a poter pagare quelle miserabili ventimila lire ma è questione che tutti, se potessero, pagherebbero. Tutti, operai, studenti, ricchi, poveri, industriali, braccianti..I centomila disgraziati che si tappano le orecchie e si coprono gli occhi davanti a questa matta bestialità, sono abitanti di un ghetto che si guardano allibiti fra loro, senza speranza. E i più non osano neanche parlarne: perché parlarne, sinceramente, fino in fondo, fino all’indignazione, è impopolare come niente altro. E’ per non rischiare questa impopolarità, che i contestatori sono in questo caso tanto discreti. Ma è un calcolo sbagliato, che li rende degni degli “innocenti” cantanti integrati e del loro pubblico.”.

(Pier Paolo Pasolini-Da “Il caos” su “Il Tempo”, n.7, 15 febbraio 1969).

Gelo

Stamani più m’avanzavo e più la terra si faceva bella, levigata, seta. Era la terra colta dal gran gelo, dalla sospensione. Nulla, d’inanimato o vivo, si muoveva. Il Sole invece, di contro al mio salire, mi abbagliava. Ci sarebbe voluto del coraggio: essere eroi come i bambini sono. Perdere la ragione e svanir nel bosco, come folletti stolidi, come eremiti nuovi.

Ma questo coraggio, le cose sincere, non c’è più concesso. Andiamo, come occhi velati, incontro alla vaga nebbia del futuro.

Sandro Amici